Dead Island 2 • Recensione PC
Quella di Dead Island 2, action survivor in prima persona a tema zombie, è stata sicuramente una delle gestazioni videoludiche tra le più tortuose della storia. Passato tra le mani di ben tre diversi team di sviluppo, la Deep Silver è infine riuscita a dare alla luce il tanto agognato seguito del primo capitolo uscito nel 2011.
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Seguendo il mantra “se vuoi un lavoro fatto bene, fattelo da solo” la Deep Silver è arrivata infatti a dare il progetto alla sua sussidiaria Dambuster Studios, un team nato nel 2014 dalle ceneri della Crytek UK.
Quindi gli autori di Dead Island 2 sono coloro che hanno dato alla luce lo sfortunato Homefront: The Revolution, ma al tempo stesso anche gli autori di Crysis 2 e 3; non stiamo perciò parlando di un team di sprovveduti.
Riesce quindi a stupire che nonostante tutto questo preambolo, dopo dieci anni di passaggio di testimone, finendo tra le mani di un team che ha avuto i suoi alti e bassi, Dead Island 2 è uscito decisamente meglio di quanto qualsiasi pronostico potesse mai augurare.
Trama e narrativa
Iniziamo questa recensione da quello che molto probabilmente è il primo dei punti forti del gioco: la trama. Nel 2011 Dead Island ci aveva accompagnato tra le spiagge dorate di una destinazione caraibica, andando molto in contrasto con il genere degli zombie movie che vedeva l’ambientazione cittadina come un must immutabile.
Mantenendosi però in riga con il lavoro già portato avanti dagli altri team di sviluppo e volendo lasciare immutata l’ambientazione presentata nel primo trailer del 2014, la Dambuster Studios ha voluto puntare sul dualismo tragicomico dell’ambientazione.
La città degli angeli, Los Angeles, si presenta infatti perfetta a un’apocalisse zombie, dove le persone prima, durante e dopo lo scoppio dell’epidemia continuano le loro folli vite in un contesto al limite della follia, con personaggi e situazioni sempre sopra le righe, ma in qualche modo anche plausibili.
Evitando il più possibile di fare spoiler, il/la nostro/a protagonista, selezionabile tra una rosa di personaggi l’uno più accattivante dell’altro, vivrà la sua avventura nella folle città californiana, entrando in contatto con sopravvissuti di ogni tipo, dai divi del cinema che ancora si ritengono membri di élite della società, alla giovane streamer fuori di testa che streamma le nostre battaglie fino al giovane sbandato che ancora si capacita della piega che ha preso la vita.
L’ambientazione però rimane il fiore all’occhiello di questo gioco: le ville sfarzose di Bel Air, le ricche case di Beverly Hills, l’iconica riviera di Venice Beach fino al coloratissimo molo di Santa Monica, tutta l’ambientazione di Dead Island 2 lascia incantati ad ogni passo.
Gameplay
Fortunatamente però non ci si annoia passeggiando per le vie della megalopoli californiana. La Dambuster Studios ha saggiamente evitato di proporre il gioco in formato open world, racchiudendo perciò ogni area del gioco in grandi livelli chiusi, collegati li uni agli altri tra portali ai limiti della mappa o, successivamente nella storia, da un comodo teletrasporto.
La presenza degli zombie per le vie della città è costante e bastano pochi secondi, giusto il tempo di tirare un sospiro di sollievo tra una battaglia e l’altra per ritrovarsi nuovamente coinvolti in un nuovo scontro ravvicinato.
Il numero degli zombie convolti in ogni ondata non raggiunge i numeri esagerati di altri titoli come Dead Rising o Days Gone lasciando perciò il limite degli assalitori non-morti alla decina.
Questo però non implica che la difficoltà del gioco sia esigua; questa infatti continua a salire man mano che ci vengono presentati nuovi zombie con nuove abilità, nuovi pericoli ambientali e trappole, salendo al contempo anche le modifiche ai nostri giocattoli mortali.
Combattere gli zombie all’arma bianca è infatti molto appagante, ma lo è di più con le modifiche che ci vengono fornite esplorando e andando avanti con la trama. Il gameplay non si discosta poi molto dal capitolo originale, aggiungendo giusto un paio di feature quali la schivata o la parata e aggiornando le più vetuste come il calcio, la progressione dei livelli e l’acquisizione dei perk.
In gioco fortunatamente non ci si annoia presto, ma ogni missione è diversa dalla precedente e, sebbene ci venga sempre implicitamente chiesto di fare mattanza degli zombie nell’area, vi sono sempre meccaniche nuove fornite dagli ambienti nello scenario o dalla comparsa di nuovi mostri.
Per i giocatori meno pazienti o dallo sbadiglio facile, c’è sempre l’opportunità di giocare assieme fino a 4 giocatori, amici o sconosciuti.
Comparto estetico
Il rinnovo del gameplay segue di pari passo il nuovo stile estetico. Con diverse generazioni di differenza dal primo capitolo, Dead Island 2 è un gioco molto più colorato, psichedelico in certi casi, che gioca con la policromia degli ambienti, rendendo ogni area del gioco riconoscibilissima.
Molto spesso, durante la mia avventura nei panni di Jacob, non mi è infatti mai capitato, se non maldestramente all’inizio, di perdermi nella mappa, complice anche il fatto che veniamo subito forniti di una mappa di ogni area in cui entriamo dove sono anche scarabocchiate note ed eventuali ostruzioni al passaggio.
Vi sono però anche aree di passaggio che sono mancanti della medesima qualità delle altre mappe: se Bel Air o Beverly Hills rimangono strepitose ogni volta che ne percorro le vie, lo stesso non si può dire dell’impianto fognario o della metro che altro non sono se non un paio di corridoi intervallati da aree più ampie dove arrivano le cicliche ondate di zombie.
Comparto tecnico
Degno di nota è il fatto che il framerate e la qualità grafica del gioco rimane quasi costante in ogni ambiente, sia al chiuso che all’aperto. Sono infatti appena percettibili qua e là piccoli momentanei drop di frame o isolati casi di stuttering.
Non stiamo certamente parlando di un gioco next gen dalla grafica spaccamascella, ma Dead Island 2 non ha nulla da invidiare ad altri titoli AAA.
La grafica ottima ma non raggiunge certi titoli AAAA usciti l’anno prima, le espressioni facciali dei personaggi rimangono eccellenti solo durante i filmati, le luci si riflettono in maniera dinamica sulle superfici anche senza la presenza del Ray Tracing, seppur talvolta ho potuto assistere a bug che facevano riflettere sulla superficie riflettente ambienti ben diversi da come in realtà sarebbero dovuti apparire.
Se si vuole cercare l’eccellenza tecnica in Dead Island 2 la si può trovare nel FLESH system, dall’inglese “Fully Locational Evisceration System for Humanoids”, un sistema procedurale che simula le ferite degli zombie in base al tipo e all’angolazione del danno inferto.
C’è davvero da rimanere a bocca aperta quando si va a colpire uno zombie, vedendo sempre nuovi modi in cui il corpo del nemico subisce il colpo e come su carne e vestiti si applicano i tagli o gli ematomi causati dai nostri attacchi.
Comparto audio
In merito al sonoro, per Dead Island 2 non c’è molto da dire.
Le canzoni e l’accompagnamento musicale si accostano benissimo allo stile dell’ambientazione e del gioco in generale, mantenendo sempre alta l’euforia nei combattimenti e accompagnando discretamente le cutscene di gioco.
Anche l’audio ambientale e i versi degli zombie sono ben fatti e non diventano troppo ridondanti col passare delle ore di gioco.
Il doppiaggio in inglese è poi di altissima qualità: oltre ai personaggi secondari, il cui doppiaggio segue di pari passo le loro espressioni e la gestualità, il meglio lo da sicuramente le innumerevoli battute dei protagonisti.
Nel mio caso, giocando Jacob, mi sono trovato con brevi monologhi sempre divertenti per ogni evento che accadeva su schermo, dalle battute per la vita a Hell-A (gioco di parole con lo slang americano con cui ci si riferisce a Los Angeles, cioè LA) fino ai dialoghi, riescono a mettere in scena un personaggio carismatico e divertente.
Dead Island 2 • Verdetto
Un’ambientazione spettacolare, una trama divertente e un gameplay variegato e per nulla noioso rendono Dead Island 2 un ottimo gioco che riesce, seppur con qualche sforzo, a non risultare ripetitivo o fin troppo sopra le righe. Gameplay, tecnico e sonoro di discreta fattura sono ottime basi per un prodotto di qualità che riesce comodamente a tenere testa ad altri giochi a tema zombie.
Sebbene il gioco non offra grandi opportunità per giustificare una seconda run e il finale non-autoconclusivo lasci aperto a futuri DLC, una volta completato il gioco per la prima volta, c’è sempre la tentazione di rigiocare il titolo in compagnia di un nuovo protagonista e magari optare per una sana dose di cooperazione assieme ad un altro ammazzazombie per le strepitose vie di Hell-A.