Red Dead Redemption • Recensione PS4
Dopo una lunga attesa da parte dei fan, il leggendario titolo western di Rockstar Games che fece innamorare i giocatori nel 2010, Red Dead Redemption, è finalmente giunto sulle piattaforme di attuale generazione, pronto per essere scoperto o riscoperto dal pubblico. È bene precisare come il titolo in questione non sia una remastered, ma un “semplice” porting effettuato per le console PS4 e Nintendo Switch.
Rimarranno forse delusi tutti coloro che speravano di rivivere le avventure di John Marston tramite un’operazione di restauro (se non addirittura di rifacimento totale), ma possiamo assicurare che, nonostante l’evidente occasione mancata, Red Dead Redemption si rivela tuttora un titolo formidabile, che ha ben retto il peso del tempo, con qualche compromesso qua e là.

Indice dei contenuti
Il Buono, il Brutto e… John Marston
Discutere oggi di un titolo come Red Dead Redemption non è certamente un’operazione facile, sia per la decade che ci separa dalla release originale, sia per il suo celeberrimo sequel, che ha settato nuove vette per i giochi open-world. Criticare il titolo in questione sulla base degli standard odierni sarebbe però intellettualmente disonesto, in quanto una lettura astorica conduce sempre a fraintendimenti di qualche genere.
Abbiamo pertanto optato per un compromesso che analizza il titolo nella sua quintessenza, senza però negarne i limiti causati dallo scorrere del tempo, anche se questi ultimi non saranno mai motivo di vergogna, in quanto non causati dal prodotto stesso.
Red Dead Redemption • Trama e narrativa

È il 1911 e gli Stati Uniti stanno ormai cancellando qualsiasi traccia del vecchio west e dei fuorilegge che ivi abitavano, portando la cosiddetta civiltà anche negli angoli più remoti del paese. È qui che entra in scena John Marston, incaricato dal governo di dare la caccia agli ultimi membri della banda di Dutch van der Linde, di cui egli stesso faceva parte.
Il protagonista si ritrova così a fare i conti con il proprio passato, cercando, tramite quest’operazione di redenzione, di salvare non solo se stesso, ma anche la sua famiglia tenuta in ostaggio dagli agenti governativi.
L’epopea di John Marston è l’occasione perfetta per narrare la tragedia dell’uomo che tenta in ogni modo di scrollarsi di dosso gli errori del passato in vista di un futuro migliore, dimenticando però che è impossibile sfuggire alle conseguenze delle proprie azioni e che prima o poi se ne dovrà rispondere, che sia tramite la legge degli uomini o quella di Dio.
John Marston è infatti un uomo che lotta contro il fato, illudendosi (o forse ne ha la chiara consapevolezza) di poter cambiare le cose. Nonostante la sua chiara condizione di svantaggio, egli comunque prosegue la sua lotta, come i più classici eroi tragici dell’antica Grecia, andando a colludere contro un sistema in cui non vi è più posto non solo per i criminali (o almeno un certo tipo di essi), ma nemmeno per l’individualismo, ormai subordinato alle strutture sociali ed industriali.
Sarebbe stato impossibile raccontare tutto questo senza la sagace, quanto efficace, scrittura che da molti anni caratterizza i titoli Rockstar, pregna di un’ironia che mette in luce il lato più oscuro dell’uomo nei vari contesti in cui è immerso e che riesce sempre a strappare quell’amaro sorriso tipico di una tragicommedia.
Ad un ottima scrittura si accompagna inoltre una buona regia, che in più di un’occasione strizza l’occhio alla filmografia di Sergio Leone e che riesce ad innalzare i momenti più importanti della narrativa o dell’azione a schermo.
Vi è infine da evidenziare come l’esperienza di Red Dead Redemption II (che ricordiamo essere un prequel) impreziosisca ulteriormente il valore alla narrativa del titolo, creando perfetta continuità tra i due capitoli i quali, così facendo, si valorizzano reciprocamente.
Red Dead Redemption • Gameplay

La classica formula Rockstar dei giochi d’azione in terza persona ritorna anche in questo titolo, con qualche gradita variazione per meglio adattarsi al contesto western. Con l’uso del cavallo viene ad esempio introdotta la stamina, che limiterà la velocità massima che potrà raggiungere l’animale entro un certo limite di tempo.
Lo stesso vale per il sistema di ricercato, il quale trova la sua ragion d’essere nella taglia. Quest’ultima infatti aumenterà man mano che verranno compiuti dei crimini (con tanto di cacciatori di taglie alle calcagna), a meno che non venga usata una bandana, che maschererà l’identità del nostro alter ego rendendoci anonimi.
Sistema di fama e onore
Il tutto funziona molto bene, favorendo l’immersione e permettendo al giocatore di scegliere (entro certi limiti) la sua strada, che sia quella del malvivente o del cowboy onorevole. Proprio partendo da queste possibilità, si può discutere di altri due sistemi che arricchiscono il quadro del titolo: la fama e l’onore.
La prima aumenterà in base alle azioni di gioco compiute (come la cattura di un ricercato, il salvataggio di una donna in pericolo etc.) e renderà, generalmente, le forze dell’ordine più indulgenti nei vostri confronti (oltre a suscitare l’interesse degli NPC che ti riconosceranno a vista).
La seconda invece seguirà le tue inclinazioni, dato che aumenterà o diminuirà in base ai tuoi atteggiamenti: effettuare svariate rapine ti porterà chiaramente sulla strada del ladro disonorevole, mentre aiutare gli altri farà di te un eroe, concedendoti diversi bonus come maggiori sconti nei negozi.
Grazie all’intersezione di tutti questi meccanismi, il mondo di gioco risulta sempre vivo e reattivo, come nei migliori open-world moderni (il che non è da sottovalutare in un gioco di due generazioni fa). Navigando la mappa è infatti possibile imbattersi in diversi eventi (come sparatorie, rapine o attacchi di animali feroci) che rendono le cavalcate mai noiose o monotone e, così facendo, l’uso del viaggio rapido viene spesso disincentivato.
Missioni ed attività secondarie
Le missioni principali hanno invece un’impostazione più rigida, in quanto il loro obiettivo è quello di guidare il giocatore attraverso specifiche situazioni ludo-narrative, ma la brillantezza dei dialoghi e la varietà di situazioni non permette mai un calo d’interesse.
A queste vanno poi ad aggiungersi un discreto quantitativo di attività secondarie, come la cattura dei ricercati (da consegnare vivi o morti), le sfide (che forniranno alcuni vantaggi più o meno utili), la caccia agli animali e soprattutto le missioni degli sconosciuti, che assumono il ruolo di vere e proprie side quests.
Queste ultime racchiudono, probabilmente, alcuni dei contenuti più brillanti e divertenti dell’intero titolo, dato che ti metteranno in contatto con le personalità più eccentriche del west. Non vanno poi dimenticati gli immancabili minigiochi come il poker, i dadi del bugiardo ed il lancio del ferro di cavallo, che impreziosiscono non solo il gameplay generale, ma anche la stessa ambientazione.
Vi è inoltre da menzionare la presenza dell’espansione “Undead Nightmare”, che trasforma il titolo in una caccia agli zombie e che offre diverse altre ore di contenuti.
Sistema di shooting
Spostando l’attenzione al sistema di combattimento, è bene precisare come lo shooting in Red Dead Redemption segua i canoni più classici degli sparatutto in terza persona, offrendo un sistema di coperture che, per quanto efficace, risulta ogni tanto macchinoso e poco preciso, insieme ad una mira assistita che però può essere ridotta o disattivata in qualsiasi momento.
Il vero fiore all’occhiello delle sparatorie risiede però nel Dead Eye, una meccanica che permette di rallentare il tempo e marchiare i bersagli sui quali John Marston scaricherà poi l’intero caricatore. Il Dead Eye si rivela inoltre abbastanza versatile, dato che risulta efficace sia nella caccia, sia per rendere inoffensivi i nemici (magari mirando alle gambe o alle mani per disarmarli).
L’intelligenza artificiale si dimostra infine abbastanza convincente, in quanto, nonostante non brilli per acume, rende i nemici abbastanza aggressivi e mai eccessivamente passivi.
Red Dead Redemption • Comparto estetico

La riproduzione del far west viene caratterizzata da un buon compromesso tra realismo e cinematografia, grazie anche ad un uso accorto della palette di colori che cambia in particolare quando si passa dagli Stati Uniti al Messico.
Quello che colpisce è poi la presentazione dell’ambientazione e dei personaggi, che riproducono fedelmente l’immaginario collettivo del periodo storico. All’interno dei saloon saranno, a ragion d’esempio, sempre presenti diversi gruppi di uomini intenti ad intrattenersi con l’alcool, il gioco d’azzardo ed altro ancora.
Negli spazi aperti sarà invece molto semplice imbattersi in animali selvatici, dimostrando come la civilizzazione debba ancora raggiungere gli angoli più remoti del paese. Qui sarà anche possibile imbattersi in gruppi itineranti che spesso potranno invitarti a sedere accanto al fuoco ad ascoltare qualche storia.
Vi è infine da menzionare la presenza di un ciclo giorno notte ed il meteo dinamico, che donano quel tocco di realismo in più che si sposa perfettamente con il contesto.
È infatti proprio la presenza di piccoli dettagli come questi a rendere il mondo di gioco non solo vivo, ma anche credibile, favorendo l’immersione all’interno dell’illusione (quindi letteralmente in-ludo) messa in piedi dagli sviluppatori.
Red Dead Redemption • Comparto tecnico

Come menzionato già in precedenza, ci troviamo di fronte ad un porting, che pur portando qualche lievissima miglioria, non riesce comunque a mascherare l’anzianità del prodotto.
Il nostro test è avvenuto su PS5, dove il gioco gira in retrocompatibilità (pertanto quella da noi giocata è, nello specifico, la versione PS4 Pro) con una risoluzione di 4K ancorata a 30 FPS. Per quanto il frame rate sia sempre rimasto inalterato, è chiaro come resti il rammarico per i mancati 60 FPS, che avrebbero sicuramente dato una spinta gradita al tutto.
L’immagine risulta chiaramente più nitida rispetto all’originale, anche se ciò non può celare una conta poligonale non elevata come nei titoli più odierni, che rende i modelli meno morbidi e più legnosi, cosa che risulta più evidente durante i primi piani.
A giovare del parziale restauro sono state invece le ombre e l’illuminazione generale. Quest’ultima, pur non discostandosi troppo dalla sorgente originale, risulta comunque leggermente potenziata, arricchendo la qualità della presentazione.
Tra le varie opzioni è poi curiosa la presenza di due modalità di antialiasing: FSR2 e FXAA. La prima risulta in verità generalmente più efficace, in quanto capace di intervenire con maggior efficacia sui “bordi” degli oggetti a schermo, rendendoli dunque meno spigolosi.
Menzione d’onore va poi alla velocità dei caricamenti, che risultano così quasi istantanei rendendo l’esperienza generale più scorrevole.
La presenza infine di qualche bug o glitch non va a compromettere più di tanto l’esperienza, che risulta solida, stabile e priva di gravi problemi tecnici.
In virtù di quanto detto, è chiaro come un lavoro del genere non giustifichi pienamente il prezzo a cui è venduto ed i giocatori hanno già pienamente manifestato il loro disappunto in merito.
Red Dead Redemption • Comparto audio

Impossibile creare un titolo western senza una colonna sonora che ne esalti le caratteristiche fondamentali ed anche qui Read Dead Redemption fa pienamente centro, regalandoci diversi brani che non possono non ricordare il leggendario Ennio Morricone.
Degno di nota è anche il fatto che, a seconda che ci si trovi negli Stati Uniti o nel Messico, cambi l’accompagnamento sonoro di sottofondo, che va così a declinarsi sull’ambientazione, dando forte e distinta identità ai due paesi.
Oltre ad adattarsi perfettamente alle situazioni proposte (siano esse drammatiche o più dinamiche), il comparto sonoro riesce ad emergere anche nell’ambito dei suoni ambientali, con una buona riproposizione dei suoni emessi dalla fauna e non solo.
Il rumore dei carri sulle strade desertiche, il suono emesso dagli zoccoli del cavallo dopo aver attraversato una pozzanghera formatasi a seguito di un acquazzone improvviso e la melodia emessa dal pianoforte nel saloon, sono solo alcuni dei piccoli dettagli sonori che rendono Red Dead Redemption così coinvolgente.
Vi sarebbe anche da menzionare la forza del silenzio, che talvolta accompagnerà il giocatore durante alcuni viaggi o durante il meritato riposo in un accampamento, dandogli l’occasione di riflettere sugli avvenimenti.
Red Dead Redemption • Verdetto

La possibilità di giocare (o rigiocare) un titolo come Red Dead Redemption è certamente qualcosa che molti giocatori aspettavano da tempo, anche in virtù di un secondo capitolo che va ad arricchire e completare l’epopea western di Rockstar.
Per quanto il titolo possa ancora sfoggiare una trama convincente ed un mondo di gioco ricco di sfaccettature, non può non restare il rimpianto per un lavoro di restauro che sicuramente avrebbe giovato di qualche ritocco in più.
Nonostante questo, è chiaro come le qualità intrinseche del titolo siano ancora lì, pronte per essere fruite ancora una volta non solo da un nuovo pubblico, ma soprattutto in un contesto in cui Red Dead Redemption II va a perfezionare e potenziare il primo capitolo (e viceversa).