Resident Evil 4 Remake • Recensione su PC
Correva l’anno 2005 e in Giappone, sul fantomatico Gamecub, esce l’ennesimo capitolo della saga Biohazard, il quarto per l’esattezza. Dopo 18 anni la Capcom torna a deliziarci mostrando, e ricordando a tutti i competitors, come vanno fatti i remake nel 2023. Senza strafare, ma anche senza eccellere.
Allo State of Play del Il 2 giugno 2022 viene annunciato Resident Evil 4 Remake per PC, PS5, PS4 e Xbox Series X|S con annesso un trailer di lancio e la data di uscita prevista per il 24 marzo 2023.
L’ultima fatica della casa nipponica si va dunque ad unire ai successi (traballanti, ma comunque successi) della serie di remake della saga di Resident Evil che con i capitoli 2 e 3 hanno visto grande apprezzamento da parte del pubblico, generalmente riconosciuti da quest’ultimo come alcuni dei migliori giochi horror.
Indice dei contenuti
Leon, un vecchio amico
Residen Evil 4 Remake è un titolo, anche se di passaggio, quasi d’obbligo per gli appassionati, soprattutto per chi si è affezionato nei titoli precedenti al personaggio di Leon, protagonista di quest’ultima avventura.
Il titolo ci fa ritornare nei panni dell'(ex) poliziotto più sarcastico di Raccoon City. È proprio il suo umorismo sarcastico contrapposto alla sua “personalità seriosa” che fa funzionare il personaggio, e di conseguenza il titolo per intero.
Il remake dunque vince e convince, forse proprio per via di un’aspettativa non altissima da parte del pubblico. Molto più splatter e action del consueto per la saga, il titolo diverte e soprattutto non annoia, avendo approfondito e rubacchiato dai titoli precedenti meccaniche di gioco che contraddistinguono la saga.
Trama e narrativa
Resident Evil 4 è un ottimo esempio di come va sviluppato un remake sotto l’aspetto della trama e narrativa. Piccoli cambiamenti chiave per adattare a tempi più moderni le scene e ringiovanire la narrazione in generale tramite una nuova scrittura, favorita anche da un cambio di registro narrativo. Anche il doppiaggio, più naturale e sciolto risulta migliorato. Ciò, unito a fotografia e regia ben costruiti, rendono il titolo accattivante ed il player si ritrova spettatore e protagonista insieme.
La storia ha il suo incipit in una semplice (almeno in apparenza) missione di salvataggio: Ashley Graham, la giovane figlia del presidente degli Stati Uniti d’America, è stata rapita da rapita dai Los Illuminados, un gruppo (scopriremo più avanti) di fanatici religiosi con scopi sinistri. Il presidente dunque incarica Leon di portarla in salvo, affiancandogli Ingrid Hunnigan, agente che lo supporterà da remoto.
Leon si presenta più cupo rispetto a come lo conoscevamo dai titoli precedenti, maturato da un passato che lo ha messo alla prova. Dopo i fatti di Racoon City (1998), Leon viene reclutato dalle forze speciali americane, diventando agente governativo ed affrontando sei anni di addestramento e missioni.
Una volta arrivato in Spagna presso il villaggio rurale di Valdelobos, località dove i servizi segreti ritengono che Ashley sia tenuta in ostaggio, il gioco ha inizio, e subito si intuisce che qualcosa non vada per il verso giusto.
Leon si ritroverà presto ad affrontare gli ostili abitanti del villaggio, evidentemente alterati, con una forza e resistenza sovrumana, ma con una apparente perdita della ragione e volontà. Il gioco prosegue tra sfide e orde, fino alla scoperta della causa di tutto ciò: un parassita dal nome di Las Plagas, che rende l’ospite un Los Ganados. L’infetto è dunque portato alla violenza irrazionale contro chi non è infetto.
L’avventura continua tra incontri inaspettati, con personaggi ben caratterizzati, e battaglie caotiche. Leon si ritrova ad incontrare anche un mercante sconosciuto, un personaggio misterioso ma, c’è da dire, leggermente fuori posto rispetto alla situazione. L’NPC aiuterà il giocatore con la vendita di utili per il gameplay, ma non viene neanche presentato con una cut-scene e se ne giustifica l’esistenza senza una vera caratterizzazione o presentazione minima: esiste, e tanto basta, giustificato unicamente per motivi di gameplay. Un peccato perché ciò snatura la coerenza della narrazione.
Tutto sommato la chimica tra Leon ed i personaggi che incontra funziona e convince, specialmente quella con Ashley la figlia del Presidente degli Stati Uniti.
Gameplay
Il compito dei sequel non è mai facile, in quanto hanno l’onere di progredire e migliorare la maggior parte dei loro aspetti, pur restando fedeli alle loro origini; devono negarsi per potersi riaffermare.
Questo è esattamente ciò che RE4 riesce a fare, con meccaniche nuove rispetto al titolo originario ma già viste in RE2/3. Il titolo diverte e non stufa troppo facilmente, anche se in alcune situazioni il giocatore viene messo davanti a una sfida non indifferente, pur alle difficoltà più basse: le fantomatiche orde di nemici, che non smettono a meno che non si fa qualcosa di specifico e non intuibile.
Proprio in questo si presenta il primo grande difetto di Residen Evil 4 Remake: dipende eccessivamente dalle esperienze di gameplay dei tioli remake (e non) precedenti. Approcciandosi alla saga per la prima volta, ci si ritrova a dover intuire meccaniche e situazioni che un casual player (giocatore non assiduo) potrebbe non assimilare con facilità, facendo diventare il gameplay potenzialmente frustrante. La meccanica del risparmio munizioni, la personalizzazione e caratteristiche stesse delle armi nel negozio di gioco dal mercante, le orde di nemici (e quindi ritrovarsi nella situazione di non sapere cosa fare).
Manca quindi quel giusto equilibrio tra il suggerire cosa fare (senza necessariamente dirlo in maniera esplicita, come accade in tanti titoli odierni) e il far scoprire le meccaniche di gioco al giocatore (senza però lasciarlo “allo sbaraglio” e condurlo verso un ciclo di trial and error).
Torna inoltre una figura molto amata (e poco spiegata): il mercante. Un uomo incappucciato che ci venderà ogni genere di oggetti, armi, materiali, ma anche potenziamenti e simili. Lo si incontra casualmente durante il cammino e in perfetto stile old game non è contestualizzato, ma rimane utilissimo ai fini di gameplay. Il commercio avviene con la moneta di gioco che si può trovare facilmente lungo il cammino, ma anche tramite una particolare gemma oppure la rivendita dei propri oggetti dell’inventario.
Combat System
I combattimenti sono molto divertenti. Una volta intuita la meccanica, anche le orde di nemici sono intrattenenti e più si avanza con la trama, più armi si sbloccano e più modi ci sono per far fuori gli abitanti affetti dal virus. Tutto ciò è dovuto al fatto che, con il passare degli anni, la saga di Resident Evil si è avvicinata sempre più ai canoni dei giochi d’azione.
Molto apprezzata è la meccanica della durabilità delle armi bianche, che permette di non abusare del coltello (che va sistematicamente riparato dal mercante). L’HUD non invasivo e semplice permette anche di intuire facilmente come gestire armi, proiettili e salute.
Il combattimento presenta però un grande difetto: manca il comando schivata! Il personaggio è capace si di schivare un attacco nemico, ma solo e unicamente quando il mob fa un’ azione specifica, tramite un quick time event.
Se, per esempio, come accade spesso durante il gameplay, un nemico lancia contro il giocatore un ascia o simili, gli unici modi per evitarla sono o sparare al volo all’arma, oppure scattare all’improvviso verso destra o sinistra (non comodo in spazi stretti).
Anche la telecamera non è gestita ottimamente: spesso e volentieri ci si ritrova disorientati per via di una vicinanza eccessiva al personaggio.
Level Design e Sistema di Progressione
L’ambientazione è apprezzata e ben riuscita. Ogni zona è credibile e giustificata, ma soprattutto ben caratterizzata da una sua identità. Le strade risultano coerenti e ben studiate, specialmente quella del castello vicino al villaggio di El Pueblo.
La presenza del mercante, accuratamente posizionato lungo il tragitto del giocatore in specifiche safe-zone, risulta comunque leggermente forzata. Nonostante ciò la figura incappucciata venderà armi (alcune trovabili anche in giro per la mappa), potenziamenti, materiali per costruire munizioni, cure ed erbe. Inoltre darà la possibilità di rivendergli gioielli e simili, così da permettere un guadagno in ottica di un rinvestimento futuro per ulteriori potenziamenti. Una meccanica “old gen“, ma sempre funzionale.
Comparto estetico
Fin dal primo villaggio, l’intera mappa di gioco sembra accogliere la disgrazia del parassita che controlla gli abitanti, rendendo le ambientazioni degradate, abbandonate, come se la regione fosse effettivamente abitata da creature non senzienti, che vivono unicamente di rituali religiosi e violenza. C’è un evidente traccia di vita prima dell’arrivo della setta, ma il tutto è coperto da una patina di morte, perfino gli animali nelle fattoria sono magri, moribondi e alcuni addirittura infetti ed ostili.
Sicuramente il più riuscito dei remake, sotto questo aspetto.
Comparto tecnico
Ecco arrivare il primo vero problema in casa Capcom.
Tecnicamente parlando il titolo convince, ma numerose segnalazioni di crash improvvisi la fanno da padrone. La versione PC infatti, nonostante la grande quantità di impostazioni grafiche, soffre di improvvisi arresti se messo sotto stress.
Nonostante ciò, i caricamenti brevi e la giocabilità ottima (senza cali di frame improvvisi) compensano la situazione, soppesando i suddetti difetti. Molto apprezzata, nel menù delle impostazioni, la voce con le specifiche tecniche del setup, che aiuta anche il meno esperto a bilanciare, voce per voce, la quantità di memoria utilizzata, andando ad evitare uno stress eccessivo sul macchinario e dunque un eventuale crash.
Comparto audio
Altro grande difetto del titolo della casa nipponica.
L’immersività viene quasi totalmente rovinata dai versi dei mob. Ogni suono è ben posizionato e ben costruito, ma spesso ci si ritrova ad udire alcuni mob da direzioni dove semplicemente è impossibile siano presenti.
Sebbene udire un verso, un ringhio o una minaccia in spagnolo (in questo caso) solitamente aiuti ad alimentare l’atmosfera horror del gioco, tutto il sipario cade se, dopo aver affinato l’orecchio, si intuisce che il verso arriva da una parete di mappa, oltre la quale non può esserci nessuno.
Specialmente durante le prime ore di gioco ci si ritrova quindi spaesati e confusi nel sentire voci e urla (per quanto rare) provenire da un burrone.
Nel peggiore dei casi quando un mob si trova a un livello superiore o inferiore rispetto al personaggio, spesso lo si sente come fosse accanto al giocatore; curiosamente questi problemi si applicano solamente ai nemici base.
Resident Evil 4 Remake • Verdetto
L’ultima fatica del titolo nipponico risulta convincente, soddisfacendo le aspettative ma senza eccellere. Non c’era bisogno di osare in casa Capcom ed il limitarsi al “semplice” remake è risultato più che sufficiente, aggiungendo il terzo gioiello alla saga “remake” nella saga di Resident Evil.
Si punterà al quarto remake con Resident Evil 5? Staremo a vedere