Starfield • Recensione PC
Due milioni di giocatori nei tre giorni prima del lancio. Questo è il dato che è rimbalzato un po’ ovunque pochi giorni prima del day one di Starfield, l’ultima fatica di casa Bethesda.
Due milioni è effettivamente il numero di copie premium edition comprate del suddetto gioco, contando sia le versioni console Xbox che PC. Altrettanto rapidamente è soggiunto un altro dato: moltissimi giocatori lamentano di star giocando Fallout nello spazio.
Da lì a poco, su YouTube e su altri social, inizia la diatriba: gli utenti e gli streamers si trovano a formare due schieramenti, chi lo difende e chi lo aggredisce.
Indice dei contenuti
Lo spazio secondo Bethesda
Assieme a Baldur’s Gate 3, Starfield è stato uno dei giochi con più hype di questo 2023 e in fin dei conti la cosa non dovrebbe sorprendere in alcun modo: Starfield è la seconda nuova grande IP Bethesda, considerando che Fallout non fu concepito negli studios del Maryland, bensì nella californiana Interplay Entertainment.
La promessa di un gioco nello spazio, basato sull’esplorazione e sulla grande esperienza in ambito di lore e world building di cui ormai la Bethesda dovrebbe essere maestra hanno ulteriormente aggiunto interesse nel titolo.
D’altro canto però, sarebbe ingiusto accusare la Bethesda di aver fatto un lavoro incompleto o, come ho letto e sentito molto spesso, “un compitino” utilizzando asset e animazioni dei suoi precedenti giochi, dando al tutto un aspetto un po’ più sci-fi.
Va comunque ben inteso che, al di là della mia competenza in materia, le ore per giocare a Starfield non saranno mai sufficienti per fare una recensione completa e omnicomprensiva di un titolo che, in fin dei conti, potrebbe annoiare anche solo dopo una decina di ore, ma che in ogni caso ha una longevità impressionante.
Starfield • Trama e narrativa
Evitando spoiler di sorta, l’avventura di Starfield inizia con l’incontro fortuito tra il nostro protagonista ed un minerale sconosciuto su un pianeta roccioso appartenente ad un sistema stellare non-terrestre. Da qui la trama si dirama in poche direzioni che conducono inevitabilmente allo stesso punto.
A mio parere, la prima nota dolente di questo gioco è proprio questa. Le possibilità di giocare un’avventura che si costruisca sugli interessi e bisogni del giocatore sono veramente poche, data la penuria di opzioni disponibili. Nonostante vi siano più modi di affrontare le diverse situazioni, il viaggio del giocatore avrà sempre e comunque il medesimo esito, eliminando qualsiasi senso di controllo sugli eventi.
Questa è, in fin dei conti, una costante negli ultimi giochi Bethesda. Con mio grande rammarico ho notato che il gioco ti offre varie opzioni, ma ognuna di esse non è troppo distante dalle altre. Non vi è, ad esempio, un compagno che ti sproni a conseguire una strada da pirata spaziale o da criminale malvagio.
I binari su cui è indirizzata la trama sfortunatamente non deragliano mai, portandoci però a vedere un’ambientazione interessante, con molti personaggi che ci raccontano la loro vita tra le stelle.
Un buon colpo di genio, da parte dei designer del gioco è, a mio parere, l’introduzione del new game plus che, una volta conclusa l’avventura, ci porterà a ripetere l’esperienza, mantenendo però le abilità e con la possibilità di ottenere nuovi oggetti e navi.
Starfield • Gameplay
L’avventura merita però di essere ripetuta? Al di là della campagna, ciò che è sempre stato un pregio nei giochi Bethesda sono gli incontri fortuiti e le missioni secondarie sparse per il mondo di gioco; Starfield fortunatamente non è da meno.
A discapito però dell’immensa mole di pianeti e di missioni disponibili, vi sono la ripetitività, lo scarso world building e la macchinosità del gameplay.
La ripetitività del titolo attanaglia purtroppo tutto il gameplay, con ambienti ripetuti e scontri che saranno sempre identici, anche a causa di una IA tutt’altro che acuta.
Il world building esce invece intaccato da una scelta a parer mio sbagliata: quello che penso è che i designer abbiano voluto puntare più sull’immensa mole di pianeti che sull’effettiva qualità degli ambienti che li compongono. Il risultato è che l’anima di ogni pianeta (non si parla di città, dato che di ogni pianeta visiteremo quasi sempre un’unica città, piccola per giunta) è leggermente accennata e non trasmette le stesse vibes che potrebbe dare una Whiterun o una Megaton.
La macchinosità del gameplay invece è una costante molto sofferta. Già solo il viaggio trai vari sistemi è tutt’altro che convenzionale, in quanto un semplice teletrasporto con caricamento.
Per quanto riguarda le città per esempio, una volta teletrasportato nell’orbita del pianeta, dovrai aspettare pochi secondi per la scansione delle forze dell’ordine (in caso tu stia trasportando merce di contrabbando) per poi effettuare un altro caricamento per atterrare sul pianeta a cui ne segue un ennesimo per scendere dalla nave. Starfield crea così un mondo di gioco quasi settoriale, in contrasto con altri grandi giochi open-world.
Ma i problemi non sono finiti, poiché tra le altre cose abbiamo: un inventario confusionario rimasto ai tempi di Fallout 4, la mancanza di una legenda nella mappa stellare, la mancanza di una mappa negli ambienti chiusi e nelle città, la mancanza di un sistema di trasporto sulla superficie dei pianeti (metro della prima città a parte).
Fortunatamente però ci sono anche un paio di novità degne di nota, come il sistema di per aprire le serrature che si rivela una netta evoluzione di quanto già visto in Skyrim.
Anche l’uso di certe abilità come la persuasione è una bellissima boccata d’aria fresca. Iniziando una prova di Persuasione infatti avremo una sequenza di frasi da scegliere che variano a seconda dell’individuo con cui stiamo parlando e che, se conseguite positivamente, riusciranno a portare gli interessi del personaggio dalla nostra parte.
Infine il sistema di personalizzazione della nave, sebbene le battaglie navali non siano poi così entusiasmanti e non ci sia concesso di pilotare appieno la nave, è molto avanzato e mi ha fatto passare qualche ora alla scoperta di ciò che potevo creare.
Starfield • Comparto estetico
La grafica nei giochi Bethesda rimane una costante attraverso ogni generazione videoludica e Starfield non fa eccezione.
Se con le animazioni facciali il team Bethesda ha fatto un notevole passo avanti, lo stesso non si può dire di qualità grafica ed illuminazione che, come ogni buon noto titolo della casa, rimane indietro di qualche anno e fa una triste figura se comparato con il restante parco titoli uscito quest’anno.
L’uso dei dialoghi con visuale a mezzo busto frontale non aiuta a svecchiare il titolo che rimane ancorato ai vecchi standard di Fallout, con l’aggiunta però di espressioni facciali ben riuscite che riescono facilmente a trasmettere emozioni (ad eccezione della tristezza, ma ahimè questo è un privilegio che ci hanno concesso pochi titoli).
Al di là dei personaggi e delle loro animazioni, che riescono ad essere un po’ più realistiche di quanto mai mi sarei aspettato dalla Bethesda, il resto del mondo di gioco si mantiene sulla stessa lunghezza d’onda.
Sebbene vi sia una certa cura per alcune città, lo stesso non si può dire per i pianeti, in quanto la maggior parte di essi è composta da sterili aree con un po’ di fauna o flora quando va bene, rocce ed un paio di rilievi nel 90% dei casi.
La pretesa di correttezza scientifica non deve essere in alcun modo una giustificazione, in quanto Starfield non solo è un videogioco (ciò significa che deve anzitutto rispondere alle leggi del ludus), ma addirittura un’opera di fantasia, il che dovrebbe condurre alla ricerca del verosimile e non del vero, in quanto il primo è sempre al servizio dell’intrattenimento (condizione necessaria a qualsiasi videogioco e non solo). Uno spazio vuoto che non offre alcuno spunto per l’attività del giocatore è semplicemente inutile, se non addirittura, nel peggiore dei casi, nocivo per l’esperienza.
Ciò che però più affascina in Starfield è sicuramente il colpo d’occhio nello spazio. Più di una volta infatti sono rimasto scioccato dalla bellezza di brevi ma intense scene che nello spazio mi si presentavano agli occhi.
Nell’immensità dello spazio infatti, dopo un salto tra un pianeta all’altro, la luce della stella creava giochi di luce con pianeti, gas e fasce di meteoriti per mostrare scenari magnifici.
Starfield • Comparto tecnico
Quanto di tutto ciò che ho già detto nel comparto estetico è causato dall’engine di gioco: il Creation Engine, che ormai mostra i suoi acciacchi.
Il motore grafico made by Bethesda non riesce a reggere il passo del tempo e finisce per mitigare tutto lo sforzo fatto dal team di sviluppo per evitare di far collassare su se stesso il mondo di gioco.
Bug, glitch, compenetrazioni di sorta, personaggi che si allontano dalla visuale mentre si sta avendo un dialogo con loro, armi che schizzano in orbita dopo aver toccato il terreno sono la norma e la costante in Starfield. Problemi che quasi certamente non verranno mai riparati, poiché si sa, nei giochi Bethesda il bug è diventato, col tempo, una feature.
Forse proprio a causa della presenza costante di questi problemi, nel tempo gli utenti sono sempre stati propensi a farla passare liscia ad una software house che proprio non riesce a presentare un lavoro esente da errori e strafalcioni.
Ultima nota dolente è il frame rate, troppo incostante con continui casi di stuttering e cali terribili al passaggio di ogni ambiente.
Starfield • Comparto audio
Più volte mi sono chiesto se i soldi dello sviluppo siano stati spesi in larga misura per il comparto sonoro, in quanto il titolo in questione ha una colonna sonora la cui qualità va ben oltre lo standard di titoli tripla o quadrupla A del suo calibro.
L’accompagnamento musicale inoltre varia e cambia la sua natura in base alle diverse situazioni, mai riducendo la sua qualità e la sua forza, ma rimanendo una costante eccellenza nel lavoro Bethesda.
Devo anche fare i complimenti per quanto riguarda l’audio degli NPC, che riesce a mantenersi focalizzato sul personaggio con cui stiamo interagendo, senza diventare un brusio fastidioso.
L’unica pecca è riscontrabile in un doppiaggio in italiano assente, che potrebbe essere invece gradito da una parte dei videogiocatori.
Starfield • Verdetto
Definire Starfield un Fallout nello spazio è un errore. A mio parere, è più corretto dire che Starfield è un gioco Bethesda nello spazio, nel bene e soprattutto nel male. Nel primo caso infatti vi sono stati un sacco di passi avanti e buoni salti di qualità, ma nel secondo emergono tutti i problemi già presenti in altri titoli della casa, che qui sono addirittura stati accentuati.
Starfield sicuramente non riuscirà a strappare il GOTY dalla salda presa di Baldur’s Gate 3 o The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, ma terrà i giocatori attaccati ai loro schermi nell’esplorazione di questo grande e immenso spazio che talvolta lascia l’amaro in bocca e che in altri casi riesce a regalare un sorriso o una nota di stupore dinnanzi a tutto il grande lavoro degli sviluppatori e dei designer Bethesda.