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The Last of Us Parte 1 • Recensione PC

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The Last of Us Parte 1 • Recensione PC
tra critiche e plausi arriva finalmente su pc una delle pietre miliari della playstation
Approdato su pc con un porting che ha sollevato molti dubbi e molte critiche, The Last of Us parte 1 era, è e rimane un titolo da must-have, uno di quei giochi che non puoi non aver giocato almeno una volta nella vita.
Trama e narrativa
10
Gameplay
9
Comparto estetico
10
Comparto tecnico
7
Comparto audio
9
PRO
Trama e narrazione d'eccellenza
Ambientazione iconica
È un pezzo di storia videoludica
CONTRO
Porting mediocre
Estenuante caricamento degli shader
9

Nel corso degli anni i videogiochi sono riusciti ad affermarsi non solo come strumento ludico, ma anche narrativo, grazie a titoli che sono riusciti a fare dell’interazione un veicolo culturale ed emotivo. The Last of Us è uno degli emblemi di tale rivoluzione: un’opera che ha virtualmente rappresentato la tragedia dell’uomo, carnefice e vittima di se stesso.

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Una pietra miliare della console Sony

Nel 2013, il capolavoro della Naughty Dog Studios, è stato proprio questo, un titolo perfetto per la sua console, la PlayStation 3. Un’avventura cinematografica in terza persona che è diventata una pietra miliare per il modo di fare giochi d’avventura nell’industria videoludica.

Venne poi pubblicata una versione remastered per la PlayStation 4 e quando, nel 2022, a due anni dall’uscita del sequel, uscì per PlayStation 5 The Last of Us Parte 1, una versione completamente rinnovata del capolavoro del 2013, l’attenzione di molti ricadde proprio sulla dicitura “esclusiva temporanea”.

Questo voleva dire che dopo 10 anni, i giocatori PC avrebbero potuto finalmente mettere le mani sulla più iconica tra le avventure in terza persona della console Sony.

Trama e narrativa

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Poche settimane prima dell’uscita di The Last of Us Parte 1 per PC si era appena conclusa la spettacolare serie HBO, che aveva riproposto abbastanza fedelmente tutte le vicende avvenute nel gioco. Il successo della serie è stato anche coadiuvato, oltre che dagli eccellenti attori, dalla presenza di Neil Druckmann co-writer e creative director della Naughty Dog Studios.

Non va comunque scartata la seppur remota possibilità che qualcuno sia riuscito a scampare tutti gli spoiler e sia arrivato ad oggi, completamente ignaro delle vicende che colorano il gioco.

In The Last of Us Parte 1, impersoneremo Joel, un sopravvissuto in un’America che venti anni prima è stata dilaniata da un parassita fungino che trasforma le persone in affamati zombie. In questo disperato scenario post-apocalittico, Joel ha il compito di dover scortare la quattordicenne Ellie da una parte all’altra del paese, entrando in contatto con le vite di chi, in vent’anni di quarantena e legge marziale, cerca di sopravvivere a tutti i costi.

Il tema fondante della narrazione in The Last of Us è il rapporto padre-figlia: Joel è un uomo indurito dal mondo e dalle avversità che ha dovuto affrontare, Ellie è invece un’orfana che ha perso tutti coloro con cui era riuscita a stringere un legame.

Nel corso dell’avventura, questo duo avrà modo di interagire, avvicinarsi e scontrarsi. L’ambientazione infine, caratterizzata dalle città invase dalla natura, grattacieli in disfacimento, case abbandonate e strade allagate, diventa un semplice background per ospitare le situazioni e i dialoghi dei due protagonisti.

Gameplay

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Il gameplay di The Last of Us è piuttosto semplice, giusto un accompagnamento alla trama, in quanto l’obiettivo di questi giochi d’avventura è identificabile nella catarsi narrativa. L’apparato ludico si può sintetizzare in: survival action in terza persona, con la scarna presenza di un sistema di potenziamenti del personaggio, delle armi e un sistema di crafting. Gli elementi tipici dei giochi survivial però non sono mai eccessivamente invadenti, se non alle difficoltà più elevate.

La semplicità del titolo non va però confusa per incompetenza o scarsa inventiva dei designer. Semplicemente il gameplay non è il punto focale del gioco, ma non per questo esso risulta noioso o addirittura semplicistico.

Vi è un solo tasto per effettuare gli attacchi all’arma bianca, tutti i nemici che vengono immobilizzati verranno sempre uccisi, chi in un modo (rapido e letale) chi in un altro (lento e rischioso) e Joel non si farà mai troppi scrupoli.

Anche il gameplay infatti ci vuole narrare qualcosa: Joel è un uomo risoluto, spietato e molto pratico. Uccidi o muori è la sua filosofia di vita, così come però lo è anche per il resto del mondo. Gli infetti del gioco non hanno la scelta se essere aggressivi oppure no, ma anche i banditi sparsi come funghi in giro per le città, le case e i boschi sono spinti dalla necessità, in un gioco in cui ogni cosa ti comunica che per sopravvivere non c’è spazio alla pietà.

Al giocatore viene lasciata la libertà di scegliere in che modo approcciarsi alla sfida. Sia con l’approccio stealth che con quello loud i nemici reagiranno di conseguenza e, seppur non brillino di strategia o di intelligenza, mi sono talvolta trovato vittima di aggiramenti ben congeniati.

Comparto estetico

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Sulla bellezza del titolo mancano davvero le parole. La versione PC, come quella PlayStation 5, è semplicemente stupenda.

I volti, in primo luogo, sono di un’espressività stupefacente e l’attenzione ai dettagli riesce spesso a far slogare la mascella. Più di una volta ho sorriso alle espressioni di Joel dopo l’ennesima battuta di Ellie.

Anche gli ambienti, al di là della qualità di texture e illuminazione, riescono a narrare qualcosa: un fuoco spento tra le nevi, le strisciature di un mobile sul pavimento, due scheletri in una stanza, tutti elementi che ti accompagnano alla scoperta di questa America vittima di 20 anni di pandemia.

Per quanto concerne la mancanza del ray tracing, questa viene soppiantata da un sistema di riflessi dinamici in tempo reale che fa il suo dovere. Vi è il supporto con Nvidia DLSS, una grande quantità di opzioni grafiche con tanto di barra della VRAM che ci indica quanto il nostro PC è in grado di reggere. Feature che, nel tempo, ho constatato essere quasi esclusivamente su titoli nativi della console Sony.

Comparto tecnico

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Dalle opzioni grafiche passiamo infine sul tasto dolente di questo porting PlayStation 5. Di solito quelli relativi a PlayStation sono abbastanza fortunati, come nel caso di Death Stranding, in grado di girare ad Alto su una GTX 1050 ti da portatile o anche di God of War del 2018. La Naughty Dog Studios invece ha un pessimo rapporto con le versioni PC, basti ricordare Uncharted: l’Eredità dei Ladri, versione collection per PC che al day one non girava poi così bene.

Allo stesso modo, The Last of Us Parte 1 soffre di alcune criticità: in certi ambienti come quello cittadino, si sono avvertiti cali di frame rate e rari, ma seppur presenti, casi di stuttering (che ribadisco, sono avvenuti solo durante due filmati, ma per il resto non ho mai avuto modo di lamentarmi di altri problemi).

Online invece sono spuntate ovunque recensioni molto negative, in particolar modo da parte di utenti che millantavano un gioco ingiocabile. Dal canto mio, con una RTX 3060, un processore datato come un ryzen 5 3600, 32 GB di RAM e con il gioco ovviamente installato sulla NVMe, l’unico parallelismo con queste review bombing (perché è questo di cui stiamo parlando) l’ho avuto solo con la ragguardevole durata del caricamento degli shader, 60 minuti.

In definitiva, va quindi assunto che il porting di The Last of Us Parte 1 non è dei migliori a livello tecnico, esistono sicuramente esempi di titoli console usciti ancor peggio su PC, ma ciò non può essere usato come giustificazione, dato che vi sono comunque casi di titoli adattati magistralmente.

Comparto audio

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Per il comparto sonoro non c’è nulla da dire, le musiche erano perfette già nel 2013. L’accompagnamento musicale nei momenti salienti durante i filmati è magistrale, composto quasi interamente da basi di musica country, interrotte dalla regia al culmine della scena su schermo.

Il montaggio quindi è aiutato dal sonoro, così come il gameplay. Giocando con mouse e tastiera non è possibile ricevere l’input del controller che inizia a vibrare quando, aggirandomi furtivamente, sto per venir avvistato da un nemico. Per risolvere questa mancanza veniamo quindi avvisati da un rumore di sottofondo che ci direziona alla posizione del nemico in questione.

A costo di ripetermi, torno a confermare che il sonoro è di qualità eccellente, svolge ottimamente il suo dovere ed è ben coadiuvato sia con il gameplay che con i filmati e la narrativa. Ultima nota doverosa, ho giocato il gioco interamente in inglese con sottotitoli italiani per semplice gusto personale, ma ho avuto anche modo di constatare che il doppiaggio in italiano è di ottima fattura.

The Last of Us Parte 1 • Verdetto

the-last-of-us-parte-1-conclusioni

Per completare questa recensione, The Last of Us Parte 1 è un gioco eccezionale, che non ha subito in alcun modo il passare del tempo ed è arrivato a noi PC gamer in un aspetto nuovo e graficamente notevole. L’unica nota dolente è sfortunatamente il porting da console a PC, che questa volta non è riuscito a donarci un gioco perfetto in tutti i suoi molteplici aspetti.

È possibile aspettare una futura patch che risolva i tempi di caricamento iniziali o i vari bug e cali di frame rate di cui si accusa il gioco, ma posso assicurare che quest’ultimo è quanto mai godibile e non giocarlo equivale a privarsi di una pietra miliare della storia videoludica.

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