The Legend of Zelda: Breath of the Wild • Recensione
A seguito dell’anniversario dell’uscita di The Legend of Zelda: Breath of the Wild siamo virtualmente voluti tornare a Hyrule. Un titolo must have, per gli appassionati. Una di quelle opere da provare per riuscire a capire a pieno la capacità della console di punta di casa Nintendo, oppure da avere anche solo per tenerlo sullo scaffale. Ma perché recuperare un titolo così “vecchio”? Perché non lo è.
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Tutte le strade portano a.. Zelda
Il titolo nipponico non è soltanto la punta di diamante di una saga che va avanti dal 1986, ma è anche il raccogliersi di tutte le diramazioni di trama dei vari giochi della saga, che vanno a concludersi in Breath of the Wild, ambientato millenni dopo gli aventi dei capitoli precedenti (eccezion fatta per “Hyrule Warriors: L’era della calamità”, prequel uscito nel 2020 ed ambientato 100 anni prima).
Nel 2013 venne annunciato durante il Nintendo Direct un nuovo capitolo per Wii U e successivamente nel 2014, durante l’E3, arrivò il primo trailer. Gli anni passano e, rimando dopo rimando, si arriva al 2016 con l’E3 dove viene presentato il gameplay, poi l’annuncio dell’uscita prevista al 3 Marzo 2017, in concomitanza dell’uscita di Nintendo Switch.
Trama e narrativa
Quando si parla di Zelda, inteso come saga in generale, è facile intuirne la trama, ma questa volta non è scontata come può sembrare. Il ruolo di Link, l’eroe “muto” che salva la Principessa, è una formula che sì viene ripresentata, ma è messo quasi da subito in chiaro (e successivamente ribadito grazie ai flashback) come sia in realtà Zelda stessa l’eroina principale della saga, avendo compiuto lei il sacrificio più grande 100 anni prima, imprigionando con sé la Calamità Ganon.
Ci risvegliamo come al solito nei panni di Link, questa volta non nel classico letto di una casa, ma in uno più particolare. Ci troviamo infatti in una stanza molto strana, quasi inquietante, frutto di una tecnologia inedita e sconosciuta e che tanto basta ad incuriosire il giocatore.
Link sembra soffrire di amnesia, cosa che ci aiuta ad immedesimarci ancora di più nella narrazione, poiché come lui dobbiamo capire come fare a cavarcela in una zona che si presenta calma e abbandonata, ma non per questo non ostile.
Le premesse sono tante, così come le possibilità, alimentate e edulcorate dalla formula dei giochi open-world. Una volta ottenuti gli strumenti necessari e svolto le primissime missioni, assegnateci da una figura misteriosa, ci viene consegnata l’iconica paravela, che permetterà di scendere dall’altopiano e di immergerci letteralmente nella regione di Hyrule, iniziando il viaggio dell’Eroe.
La caratterizzazione dei personaggi che si incontrano è da subito chiara e precisa, condita da un linguaggio semplice ma colorato. La trama è un mistero da svelare mettendo assieme vari pezzi di puzzle, che comprendono i dialoghi con gli NPC, ma anche i ricordi (intere missioni secondarie) ed infine alcuni libri che si ritrovano al castello (verso l’Endgame). L’amnesia di Link aiuta ad accrescere la sensazione di mistero in cui il giocatore si ritrova.
Il gioco alterna cutscenes con momenti importanti di storia e dialoghi di gioco a scelta multipla (che non influenzano però la trama).
Essendo appunto una formula Open World, si potrebbe andare direttamente al Castello, al “gran finale”, ma (oltre a ritrovarsi di fronte a dei nemici decisamente fuori scala) il peccato più grande sarebbe quello di perdersi la varietà del mondo che viene offerto. Inoltre ogni regione ha una sua identità, una sua tribù e quindi storia, che arricchisce in maniera omogenea e coerente la tavolozza della lore.
Gameplay
È bene precisare (per quanto già menzionato) che il titolo è uscito anche su Nintendo Wii U ma che il gameplay qui analizzato è svolto su Nintendo Switch, dove il potenziale viene reso al suo massimo anche e soprattutto grazie al giroscopio della console nipponica.
Ogni elemento è ben bilanciato. Gli strumenti che vengono forniti nella Tavoletta Sheikah all’Altopiano delle Origini sembrano essere esclusivamente dedicati alla soluzione di Sacrari ed enigmi ambientali, ma in verità si rivelano utili sia per il combattimento, che per l’esplorazione.
Il titolo vuole proporre l’esperienza più classica dei giochi d’avventura, trasportandoti in giro per la mappa tra combattimenti e risoluzione di enigmi. Esistono inoltre diverse livelli di difficoltà (tra cui la famigerata Master mode, già leggenda nella leggenda tra i giocatori), tutte appaganti a modo loro.
Combat System
L’IA dei nemici è ben caratterizzata, per quanto principalmente si tratti di mostriciattoli dotati di poco intelletto e strategia offensiva. Quando si parla invece di macchinari corrotti, Lynel, e boss dei Sacrari, la sfida si alza.
La caratteristica principale del titolo però riguarda la durabilità delle armi: spade, spadoni, lance, ma anche archi e scudi hanno difatti una durata, e una volta consumati si autodistruggono. Questo, per quanto a volte frustrante, invita il giocatore ad ingegnarsi all’uso di armi differenti, ad averne di scorta e soprattutto a risolvere gli enigmi Korogu, la cui ricompensa è l’ampliamento della borsa delle armi.
Durante il combattimento si incontra forse uno dei pochi difetti del titolo: la famigerata telecamera, che a volte perde di vista il nemico. Il lock on esiste e ricompensa anche il giocatore in due modi (a patto di un buon tempismo): i parry con scudo che aprono la guardia del nemico o respingono al mittente i laser dei guardiani (macchinari antichi corrotti dal potere di Ganon) e le schivate, che, saltando al momento giusto rallentano, il tempo permettendo attacchi consecutivi rapidi, i quali infliggono ingenti al nemico.
Level Design e Sistema di Progressione
Il level design è lodevole ed ogni zona è coerente con ogni elemento di trama, specialmente quelli dei dungeon principali, che sono tanto intriganti da sfidare, quanto gratificanti da risolvere. Il gioco non cade nel classico errore dei titoli simili odierni, con mappe troppo dispersive, anzi, gli spazi vuoti sono sì presenti, ma coerenti con la conformità della regione (il deserto, le praterie, le zone montuose). In ogni micro-zona inoltre c’è sempre un Korogu nascosto da trovare o un villaggio Boblin da saccheggiare
I Sacrari (Dungeon) ricompensano con l’Emblema del Trionfo, utili per livellare Vita e Stamina. Entrambe le caratteristiche possono essere ulteriormente “gonfiate” tramite i cibi che influiscono anche su altri fattori, grazie ad sistema di cucina che permette la creazione di diversi piatti. Combinando cibo, selvaggina (cacciando dalla fauna di gioco) ed ingredienti si ottengono cibi più variegati. Questi (così come gli ingredienti), possono essere inoltre acquistati nei negozi sparsi nel mondo.
Ma non solo cibo, poiché i mob lasciano anche componenti (corna, occhi, etc.) utili per le pozioni. Cibo e pozioni vanno a rigenerare la vita e la stamina, ma influenzano anche la silenziosità, la resistenza all’elettricità, al caldo, al freddo, ma anche la difesa, l’attacco e tanto altro.
Tutti questi elementi approfondiscono la componente arcade ed alimentano, di conseguenza, il gameplay.
L’esplorazione è aiutata dalla caratteristica e già iconica arrampicata (ripresa in altri titoli) che sfida il giocatore a prestare attenzione alla stamina e quindi regolarsi di conseguenza con i suddetti cibi e pozioni.
Altra componente fondamentale è l’equipaggiamento che viene diviso in tre parti: copricapo, torso e gambali. A ragion di questo, sono presenti decine di set di armature/abiti con caratteristiche comuni, come la difesa ed abilità uniche. Il completo d’arrampicata, ad esempio, aiuta a scalare più velocemente, quello furtivo ad essere più silenzioso e così via, concedendo una personalizzazione che si è soliti trovare nei migliori giochi RPG.
Grazie alle Fairys, entità NPC del gioco, è permesso di livellare i set (tramite rupie ed oggettistica) aumentando l’efficacia della difesa.
Comparto estetico
The Legend of Zelda: Breath of the Wild presenta un’ambientazione travolgente ed al tempo stesso accogliente. Già dai primissimi minuti di gioco (una volta usciti dalla camera iniziale) il mondo che ci viene presentato ci accoglie con un panorama mozzafiato, mostrando la vista del territorio dall’Altopiano delle Origini (dove si svolgono le prime ore di gioco). Inizialmente si è quasi presi dallo sconforto e ci si sente quasi schiacciati dall’immensità delle montagne e dalla vastità delle praterie.
Ogni ambiente, anche quello che sembra più spoglio, risulta invece ricco di colori e ben illuminato. La natura, sia fauna che flora, ha un ruolo chiave (come suggerisce il titolo stesso) ed il titolo le rende giustizia facendone una vera e propria protagonista, usando anche un intelligente sistema di giorno/notte.
Le architetture, infine, si differenziano da regione a regione, a seconda delle culture delle varie popolazioni, impreziosendo la coerenza narrativa.
Comparto tecnico
La Nintendo Switch è la console perfetta per il titolo perfetto: la giocabilità è indiscussa e l’ottimizzazione grafica ingegnosa. La console però ha i suoi limiti e si scoprono in una particolare zona della mappa (foresta Korogu) dove la quantità di fogliame è talmente alta che si va incontro ad una evidente perdita di frame (che non rende però impossibile giocare la sessione). Fortunatamente non si tratta né di una zona immensa, né di una zona dove si incontrano nemici.
Altro punto di forza del binomio titolo-console è il giroscopio, il quale si può usare puntando la console nella direzione che si vuole nel gioco per risolvere enigmi o tirare con l’arco. Punto che diventa ovviamente di debolezza se usata nel dock, dove in alcuni casi si dovrà addirittura rimuovere la console dal dock ed utilizzarla a mano.
Comparto audio
Il feeling generale è sensazionale. Le colonne sonore originali della saga vengono riadattate e proposte in una versione nuova e nostalgica al tempo stesso. In particolare, durante l’esplorazione può capitare di udire una fisarmonica che ha la capacità di far dimenticare qualsiasi attività si stia portando avanti e dalla quale si rimane attratti come una calamita. Ma non è ovviamente l’unica OST iconica che torna rivisitata.
Il doppiaggio sorprende e convince, mentre la caratterizzazione acustica degli ambienti fa il suo lavoro, contribuendo perfettamente al world-building.
The Legend of Zelda: Breath of the Wild • Verdetto
The Legend of Zelda: Breath of the Wild è esattamente ciò che serviva al franchise: una ventata d’ aria fresca, un reset della saga ambientato 10.000 anni dopo ed un kick-off perfetto della nuova generazione di console Nintendo. La ricetta perfetta per il piatto perfetto. Niente poltiglia questa volta!