Crime Boss: Rockay City • Recensione PC
Ho avuto modo di provare Crime Boss: Rockay City, la prima altisonante IP della Ingame Studios, software house indipendente ceca che, prima di mettersi al lavoro sul loro ultimo titolo, aveva partecipato allo sviluppo di altri giochi quali Vietcong, la serie di Mafia, di Arma e molti altri.
Ad un primo sguardo, Crime Boss: Rockay City non mi aveva convinto, riproponendo le stesse identiche meccaniche già viste in Payday 2, re indiscusso tra gli heist games dal 2013, giochi il cui intero gameplay ruota attorno alle rapine. Il titolo della Ingame Studios infatti presentava lo svolgimento dei colpi decisamente troppo simile a Payday 2, ma con molte meno feature.
Indice dei contenuti
Un heist game roguelite manageriale
Mi sono dovuto però ricredere dal momento in cui ho subito il mio primo game over, cioè alla morte del protagonista. Da lì, il gioco ricominciava da capo, seguendo una meccanica tipica dei giochi roguelike piacevolmente nuova all’interno del genere principale di appartenenza.
Al di là dei contenuti che possono sembrare pochi ed annoiare il giocatore più assiduo, Crime Boss: Rockay City si presenta invece un’ottima attrattiva per tutti quei giocatori che cercano un’esperienza più arcade e meno laboriosa in un titolo life service come questo.
Crime Boss: Rockay City• Trama e narrativa
Ciò che inizialmente ha più attirato la stampa ed i giocatori era la presenza massiccia di star hollywoodiane del calibro di Michael Madsen, Chuck Norris, Danny Trejo ed una ringiovanita Kim Basinger, il tutto in una coloratissima ambientazione anni ’80.
Nei panni del cowboy spacciatore Travis Baker, interpretato da Michael Madsen, appena arrivato nella selvaggia città americana di Rockay City, avremo interesse nel riempire il vuoto di potere lasciato dall’esplosiva dipartita del precedente signore del crimine locale.
Da questo punto in avanti il giocatore avrà tre diversi obiettivi su cui concentrarsi: conquistare e mantenere il potere nei singoli quartieri, combattendo a più riprese con i pesci piccoli delle diverse fazioni in gioco, compiere colpi e rapine in gioiellerie o banche per aumentare le proprie finanze e infine gestire i propri guadagni in modo da allestire un vero e proprio impero del crimine.
Il tutto sotto il costante e vigile braccio duro della legge, anche se in questo caso è più giusto parlare di dura gamba della legge: il ruolo dello sceriffo sarà infatti interpretato da un granitico Chuck Norris, nella parte di se stesso, armato di doppie pistole desert eagle dorate e tante brutte intenzioni.
Al di là infatti di quanto tutto ciò possa risultare ironico, lo sceriffo Norris ci darà seriamente la caccia, in base a quanto danno arrecheremo alla comunità al seguito delle nostre rapine ed arrivando a sbeffeggiarci in caso di prematura dipartita.
Al game over, il gioco ci farà assistere ad un rapido rewind della nostra avventura e ricomincerà da capo, mantenendo alcuni piccoli vantaggi sbloccati durante le precedenti campagne.
Per tutta l’avventura, la narrativa del gioco si mantiene spensierata, canzonatoria e non priva di alcune belle citazioni qua e là, come una scena tratta da Le Iene, dove Michael Madsen torturava con un rasoio un poliziotto.
Interpretazioni attoriali sicuramente non da Oscar e sequenze di dialogo che si traducono in un paio di battute senza alcun mordente possono pesare un po’ sull’esperienza, ma servono soltanto da collante tra una malefatta e l’altra, per dare almeno un po’ di spessore ai personaggi.
Crime Boss: Rockay City • Gameplay
Come già detto, a livello di gameplay l’opera di Ingame Studios si presenta come una versione ridotta e semplificata di Payday 2 a cui è stata associata anche una componente manageriale.
Se ad un primo sguardo ciò possa risultare una pecca, in realtà è tutto molto organico: il gameplay invita infatti a svolgere dei colpi il più velocemente possibile per non attirare troppo l’attenzione delle forze dell’ordine, che non esiteranno a intervenire aggressivamente per fermare la nostra scalata al potere.
A fine missione ci sarà infatti una percentuale che, salendo, porterà lo stesso sceriffo Norris in campo, seguito da ogni altro poliziotto della città.
Compiuto il misfatto, sarà il momento di investire il denaro ottenuto in: carne da cannone da mandare per i quartieri rivali, nuove reclute da portare nelle missioni, armi e beni di lusso. Questo aspetto manageriale è effettivamente il più riuscito del titolo e lo si può notare da quanto sia facile rimanere con pochi spiccioli, giusto qualche migliaio di dollari, a fine giornata.
Anche ciò che ruberemo come droga, gioielli, oggetti di lusso, metalli preziosi o dispositivi elettronici saranno, con l’aiuto di Kim Basinger, smerciati a nostra discrezione in base al giornaliero andazzo dei mercati. Quindi un giorno potresti trovarti con meno di un migliaio di dollari in cassaforte, ma pieno di scorte che non ti conviene vendere perché il mercato nero ha ribassato i prezzi, mentre il giorno dopo potresti diventare spaventosamente ricco.
Lo shooting si mostra invece un po’ meno solido, con una scarsa varietà di armi, poca personalizzazione ed un feeling generale non proprio responsivo: le armi sono imprecise, facili da controllare e i danni che infliggono sono un po’ irrealistici, arrivando anche a dover svuotare ben più di un caricatore su un nemico più coriaceo degli altri.
La modalità Campagna è senza dubbio la più curata delle tre, poiché Crime Time e Leggende Urbane risultano più uno specchietto per le allodole per non far risultare il gioco troppo costoso rispetto alla sua offerta. Crime Time è semplicemente una partita veloce fine a sé stessa, mentre Leggende Urbane è una sorta di breve avventura co-op che offre uno scorcio sui rapporti di alcuni personaggi.
Ultimo elemento di rilievo è la componente stealth, che si rivela purtroppo una grande pecca: già la IA dei compagni raggiunge l’indecenza in alcuni frangenti, ma i nemici, tramite il loro path building, le animazioni e la ripetitività delle stesse, si dimostrano forse anche peggiori.
Crime Boss: Rockay City • Comparto estetico
Anche sul frangente estetico, il gioco si dividue in due.
La resa visiva dei personaggi e degli ambienti è ben più che di qualità (tenendo conto poi che il titolo è di una software house indipendente), ma comunque non riesce ad essere coerente con se stessa, alternando intermezzi cinematografici a sequenze di gameplay dove invece pare che la grafica abbia subito un downgrade.
In particolar modo ne risentono i volti dei personaggi, sicuramente non espressivi al massimo, ma che nelle sequenze di gioco diventano delle maschere di cera animate. Tra tutti sicuramente Kim Basinger è quella che ha subito il risultato più indecoroso, magari anche a causa del fatto che il volto dell’attrice ha subito un totale ringiovanimento. Il suo personaggio infatti manterrà la medesima espressione per tutta la durata dell’avventura, fatto che viene inoltre aggravato da una voce da femme fatale monotonale.
Chi invece ne esce vincitore sono i personaggi secondari, meno curati dei principali, ma dotati di un po’ di espressività in più, forse proprio perché nei loro confronti non vi è stata la ricerca del fotorealismo.
Gli ambienti rimangono invece abbastanza neutri: riescono a dare l’idea di ambientazione anni ’80, aiutati anche da oggetti, veicoli ed abiti indossati dai personaggi, ma non risultano propriamente iconici o di rilievo.
L’illuminazione non è troppo curata, ma nemmeno trascurata. Senza infamia e senza lode dunque, il comparto estetico riesce a portare a casa la sufficienza e magari anche qualcosa di più.
Crime Boss: Rockay City • Comparto tecnico
Anche sul comparto tecnico il gioco riesce a mantenersi sopra la media, con un frame rate stabile anche se con qualche lieve sbavatura qua e là, forse dovuta all’ottimizzazione o forse dal quantitativo di risorse su schermo.
Sul mio pc il gioco ha girato senza alcun problema con la qualità al massimo, segno che tutto sommato, una RTX 3060 riesce a soddisfare appieno i requisiti consigliati del gioco.
Nessuna nota di demerito né di plauso: il gioco si mantiene stabile sia in ambienti chiusi, sia in quelli aperti, sia con il numero dei personaggi nella mappa elevato che ridotto, sia di notte che di giorno.
Forse un complimento però va fatto, in quanto, a discapito di quanto si vede ultimamente nella stragrande maggioranza dei giochi, in Crime Boss: Rockay City i caricamenti sono quanto mai immediati, arrivando a poter entrare in partita in meno di un minuto da quando si avvianil gioco dal suo launcher di Epic Games.
Crime Boss: Rockay City • Comparto audio
Per il comparto audio c’è invece da fare un discorso privo di lodi. Il gioco ha infatti un comparto sonoro, composto da una playlist di musiche che spaziano dagli anni ’80 al 2000, che non spicca e l’audio degli ambienti non si è fatto notare per nulla.
Il normale via vai della città, il vociare dei passanti ed i rumori distintivi degli oggetti dello scenario non hanno alcun rilievo all’interno del gameplay, che invece sarà costantemente tartassato dai dialoghi incessanti dei vari personaggi.
Un giusto confronto sarebbe Anthem, in cui durante le missioni vi era continuamente qualche personaggio che parlava, dando disturbo sia auditivo che visivo, impedendo la corretta lettura dei sottotitoli e compromettendo, di conseguenza, la corretta comprensione di slang o modi di dire.
In Crime Boss: Rockay City vi è il medesimo problema: i personaggi parlano e parlano continuamente per comunicare cose inutili o ripetere incessantemente battute ad ogni evento che avviene sullo schermo.
Ultima nota è il doppiaggio dei personaggi, dato che non è sicuramente avvenuto in sequenze di girato in motion capture. Questi infatti sono chiaramente animati e poi doppiati in separata sede dagli attori, che non riescono così, a causa della lettura del copione su uno spartito, a dargli la giusta animosità.
Crime Boss: Rockay City • Verdetto
Inizio tiepido, ma non fallimentare per la Ingame Studios, che riesce così a confezionare un titolo life service che spero ottenga il giusto supporto nei mesi a venire.
L’uso di star di Hollywood non giustifica però né il prezzo, né la sua esclusività temporanea su Epic Games. Il gioco ha infatti ancora molta strada da fare, molti aggiornamenti da presentare, molti contenuti da immettere in game prima di risultare una valida alternativa ad altri titoli life service già presenti sul mercato, molti dei quali gratis per giunta.
Nel suo complesso però Crime Boss: Rockay City è un bell’esperimento, molto semplice, immediato, arcade e pieno di sorprese che merita un occhio di riguardo per il suo futuro, nella speranza che possa diventare un competitor adeguato in un mare di squali, dove ognuno vuole occupare il posto d’onore in cima alla catena alimentare.