UFO Robot Goldrake: Il Banchetto dei Lupi • Recensione PS5
Le opere di Gō Nagai hanno avuto una fortissima influenza all’interno della cultura giapponese, tanto da renderlo, senza esagerare, uno dei più importanti mangaka della storia. Tra i suoi lavori più celebri è impossibile non ricordare Devilman, Mazinga Z e, chiaramente, UFO Robot Grendizer, giunto in Italia ed in altri paesi con il nome di Goldrake.
Quest’ultimo, trasmesso per la prima volta in Italia nel 1978, ha registrato nei paesi esteri un successo incredibile, tanto da renderlo un vero e proprio fenomeno culturale per tutti i bambini dell’epoca, i quali ancora oggi ricordano con gioia le avventure del robot che “si trasforma in un razzo missile“.
Un’eredità pesante da raccogliere, ma che non sembra aver scoraggiato Microids, che ha così deciso di rendere omaggio al personaggio tramite un videogioco che permettesse di viverne le gesta in prima persona.
Saranno dunque riusciti gli sviluppatori nel loro intento? Oppure la necessità di creare un’opera quanto più celebrativa ha infine prevalso sulle esigenze ludiche?
Indice dei contenuti
Va, distruggi il male, va!
È chiaro che, indipendentemente dal risultato, UFO Robot Goldrake: Il Banchetto dei Lupi si è dimostrata l’occasione perfetta per unire più generazioni di giocatori attraverso un unico prodotto ed in parte l’operazione è certamente riuscita.
Il titolo infatti, fin dalle prime presentazioni, non si è mai voluto proporre come qualcosa di innovativo o sui generis, ma ha sempre dimostrato una certa (e forse anche ingenua) semplicità, presentandosi come una piccola capsula del tempo in grado di riportarci a tempi in cui i videogiochi, pur senza eccessiva complessità, riuscivano a divertire genuinamente.
Per quanto l’intento sia stato nobile, è difficile non vedere nel lavoro di Microids un’occasione mancata. Con un po’ più di coraggio si sarebbe potuto confezionare qualcosa di veramente memorabile, che non esaurisse la sua ragion d’essere nella mera glorificazione di un mito.
Trama e narrativa
Gli eventi di UFO Robot Goldrake: Il Banchetto dei Lupi ripercorrono quelli del primo arco narrativo della serie, in cui Duke Fleed, il protagonista della serie, è costretto a fuggire dal suo pianeta natale dopo l’invasione da parte dell’impero di Vega. Giunto sulla Terra, viene poi ritrovato dal Dottor Procton, che decide di aiutare il giovane principe extraterrestre nascondendo la sua identità e adottandolo come figlio.
L’illusione della pace è però molto breve, dal momento che, non più di due anni dopo, i Veghiani giungono sulla Terra, pronti a portare distruzione ancora una volta. Il giovane principe (adesso conosciuto con il nome di Actarus) decide così di respingere il malvagio impero ricorrendo al Goldrake.
La trasposizione del materiale originale risulta davvero eccellente, presentando quella tipica struttura ad episodi per l’intera campagna, con nuovi mostri pronti ad agire e la minaccia dell’impero di Vega costantemente sullo sfondo.
Per tutto il tempo si avrà infatti la sensazione di trovarsi davvero all’interno di un episodio della serie, con tanto di classica struttura che può essere riassunta nelle seguenti fasi: la presentazione della minaccia, l’arrivo del Goldrake e dei suoi compagni ed infine un’epica battaglia con il discomostro di turno.
Ad impreziosire ciò ci pensa poi la scrittura dei dialoghi, che riprende fedelmente quello stile tipico dell’epoca in bilico tra il comico e la teatralità esagerata (in senso positivo ovviamente) volta ad enfatizzare i momenti più importanti.
Anche la resa dei personaggi non si discosta troppo dal materiale originale, emulando dunque quella semplice ma efficace caratterizzazione che ci porta, in maniera naturale, a tifare per gli eroi della vicenda.
Degno di nota è poi la resa dei filmati, i quali, pur non essendo particolarmente numerosi, risultano comunque ben congeniati, grazie ad una regia un po’ più moderna in grado di enfatizzare in maniera adeguata l’azione a schermo.
Il comparto narrativo fa dunque il suo lavoro, senza eccellere ma neanche danneggiare l’esperienza generale, che risulta dunque solida e priva di grossi strafalcioni.
Gameplay
Il quesito posto in apertura trova qui, purtroppo, la sua risposta, dato che il vero tallone d’Achille della produzione risiede proprio nell’apparato ludico, il quale, nonostante alcune brillanti trovate, non riesce ad esprimere tutto il suo potenziale.
La macrostruttura ludica di UFO Robot Goldrake: Il Banchetto dei Lupi si articola in tre diverse fasi che richiamano altrettanti generi videoludici: quelle in cui controllerai il leggendario mecha mentre si muove a piedi per le diverse mappe (sulla scia dei giochi d’azione in terza persona), quelle dove piloterai il Goldrake nella sua forma da disco volante (con visuale posta alle spalle del robot il quale avanza per un percorso predeterminato) ed infine quelle in cui comanderai il TFO nei panni di Alcor in sezioni che ricordano quelle dei vecchi shooter-2D con visuale dall’alto.
La prima modalità è anche la preponderante e l’aggiunta delle altre due serve a portare quel minimo di varietà in un titolo che soffre molto la ripetitività. Per quanto quest’ultima sia infatti mitigata dalla breve durata dell’avventura, la sensazione generale di star ripetendo le medesime azioni, ancora e ancora, resta sempre sullo sfondo.
L’aggiunta di collezionabili e piccole missioni secondarie non basta a scacciare lo spettro della ciclicità (causa anche la loro semplicità), visto che non ti porteranno via più di una manciata di minuti (se non addirittura secondi).
Dove il titolo mostra invece una certa solidità è nel sistema di combattimento, grazie ad una riproduzione fedele dei celebri attacchi di Goldrake da usare dopo aver riempito una barra speciale (la quale si ricarica comunque molto velocemente). Questi vengono inoltre impreziositi da animazioni fluide del mecha che si concatenano molto bene tra di loro. Da menzionare poi l’ottimo feeling dei colpi, che riesce a far percepire tutto il peso e la potenza degli attacchi inferti.
Ciò che lascia a desiderare è purtroppo la varietà di nemici e la difficoltà generale, in quanto quest’ultima risulta davvero blanda se non addirittura assente. Un sistema di progressione molto semplicistico non fa altro che diminuire ulteriormente la difficoltà degli scontri, risultando dunque un’arma a doppio taglio.
Anche la struttura generale delle missioni resta uguale a se stessa, proponendo sempre i medesimi incarichi (siano essi una scorta, il recupero di un oggetto o l’abbattimento di una serie di nemici).
Vi sono infine da menzionare delle brevi sezioni di intermezzo in cui si prende direttamente il controllo di Actarus, anche se queste, in verità, non offrono alcuna espressione di gameplay, risultando solo un modo per spezzare momentaneamente l’azione e far proseguire la storia.
È ormai lapalissiano come agli sviluppatori sia mancato il coraggio di osare, di proporre qualcosa che andasse oltre l’omaggio, il quale, per quanto gradito, non basta da solo a sorreggere la produzione, che dimentica così la cosa più importante: essere un videogioco.
Comparto estetico
La cura e l’amore verso l’universo di Gō Nagai si possono ritrovare nella resa visiva del titolo, che richiama fortemente la serie animata sia nell’uso dei colori, che nella ricostruzione di ambienti e personaggi.
Ogni mappa si distingue infatti in maniera marcata dalle altre, presentando pianure, città, mari e tanto altro, tutti resi ottimamente nelle proporzioni rispetto al Goldrake, che per ovvi motivi sarà, nella maggior parte dei casi, più grande rispetto agli elementi dell’ambientazione.
Ottima poi la riproduzione non solo del protagonista, ma anche dei nemici, specialmente quando si parla dei famosi discomostri di Vega. La cura dei dettagli la si può riscontrare anche nei piccoli elementi, come l’animazione che vede Actarus salire sul Goldrake o le vignette attraverso le quali si svolgono di dialoghi principali.
Impossibile non citare le animazioni che si vengono a creare quando viene lanciato un attacco speciale (come l’Alabarda Spaziale o il Maglio Perforante), richiamando fedelmente lo stile degli anime ed aggiungendo quel tocco di classe in più ad ogni attacco.
Comparto tecnico
È un peccato che lo stesso trattamento non sia stato posto al comparto tecnico, che risulta invece, sotto numerosi aspetti, estremamente datato e per nulla in linea con gli standard moderni.
Pur essendo il titolo abbastanza stabile (con poche e sporadiche oscillazioni del frame rate), non mancano problemi quali ritardi nel caricamento di alcune ombre ed una resa visiva generale abbastanza povera, con un’immagine a schermo che risulta spesso sporca e poco nitida.
Se a ciò si aggiunge poi un’estensione delle mappe estremamente ridotta e dei caricamenti che, seppur rapidi, sono comunque poco in linea con gli standard dell’attuale generazione, appare evidente come il gioco, sotto questo punto di vista, risulti decisamente fuori tempo massimo.
Aggiungere diverse modalità grafiche o impostazioni avrebbe sicuramente aiutato nel risultato finale, ma quello che ci troviamo difronte è un lavoro a malapena sufficiente.
Comparto audio
Il vero punto di forza del titolo risiede decisamente nel comparto audio, che qui da noi può vantare una localizzazione che cerca in tutti i modi di replicare le voci e gli effetti della serie televisiva, riuscendoci in maniera a dir poco egregia.
Il lavoro non dev’essere sicuramente stato semplice, ma si può tranquillamente affermare che il risultato è stato centrato in pieno e sentir gridare “Alabarda Spaziale” richiama alla mente le più famose scene della serie.
Insieme ad un ottimo doppiaggio, vi è poi un magnifico riarrangiamento delle musiche originali, le quali, a distanza di anni, risultano tanto epiche quanto iconiche.
Verdetto
UFO Robot Goldrake: Il Banchetto dei Lupi è un’opera realizzata con estremo amore e rispetto verso il personaggio, ma che purtroppo non riesce ad emergere per via di limiti che ne affliggono la struttura ludica e tecnica.
Impossibile non vedere nel prodotto un’occasione mancata, ma è anche vero che questa potrebbe essere un’ottima base da cui sviluppare eventuali sequel che rimedino agli errori del passato, conducendo così ad una futura serializzazione.
Per tutti gli amanti di Goldrake il titolo è certamente un must-have, mentre per tutti gli altri potrebbe essere l’occasione ideale per conoscere una delle icone della cultura giapponese del secolo scorso.
Nel bene e nel male il difensore della Terra è tornato e questa è sicuramente una notizia di cui essere lieti.